La storia del sapone e curiosità sul sapone artigianale

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Oggi voglio parlarvi del sapone artigianale, in particolare di qualche curiosità sulla sua storia, composizione e preparazione. Chi mi segue da più tempo saprà che tengo workshops sulla preparazione del sapone e che ho un negozio su  Etsy dove vendo i saponi che produco: oggi voglio raccontarvi cinque curiosità su uno dei prodotti per l'igiene personale più popolare di sempre, in chiave artigianale.

foto di un mio sapone alla cannella

1- Il sapone artigianale è un prodotto biodegradabile, non inquinante per acque e suolo (a meno che non si aggiungano additivi particolari, non usati generalmente da chi fa il sapone artigianale).

2- Non esistono saponi artigianali preparati senza soda caustica (idrossido di sodio). Un sapone finito ben riuscito non la contiene più perché essa reagisce con i grassi creando molecole di sapone, ma nella fase iniziale deve essere presente per permettere che avvenga la reazione di saponificazione. No soda, no soap-party.
I saponi industriali che non contengono soda non sono veri saponi, bensì syndet (syntetic detergent), e sono miscele di tensioattivi: possiamo anche chiamarli finti saponi!

3- Il sapone artigianale è stato accusato di essere troppo alcalino (il suo pH si aggira tra 9 e 10.5), tuttavia il suo range di pH viene tollerato dalla pelle (a meno che non ci siano particolari condizioni dermatologiche) e presenta anche dei vantaggi, primo tra tutti il creare una situazione poco favorevole alla proliferazione dei batteri (che preferiscono i pH acidi).
Inoltre il sapone artigianale contiene naturalmente glicerina, che si forma durante la reazione di saponificazione e che, grazie alle sue proprietà umettanti, rende indisponibile l'acqua ai batteri.
Due miei cari amici hanno fatto la tesi di laurea magistrale proprio sulla conservazione del sapone artigianale, ed hanno dimostrato che, in condizioni di laboratorio rese favorevoli ai batteri, il (mio) sapone artigianale inibisce la proliferazione batterica.

4- Ed ora un po' di storia.
Nell' opera “Naturalis historia” (libro 28, capitolo 47), Plinio il Vecchio descrive l'usanza dei Galli Germani di utilizzare il sapone come tintura per i capelli. Questa usanza incuriosì Plinio probabilmente perchè presso i romani non esistevano precursori del sapone e ci si lavava usando miscele di grassi e di pomice in polvere.
Questo sapone, racconta Plinio, veniva prodotto mescolando cenere di faggio e grasso di capra. Durante tutto il Medioevo si perdono le tracce sulla produzione del sapone, che ricompare solo verso l'età tardo-medioevale per essere usato nell'igiene personale, della casa e della biancheria.
I primi laboratori per la produzione artigianale di sapone nascono tra il 1200 ed il 1400 nella regione compresa tra la Liguria, il Sud della Francia e la Spagna. Savona e Marsiglia divennero i centri più importanti della produzione di sapone (e forse tra il nome Savona ed il savùn, termine ligure che indica il sapone, c'è un reale collegamento). Il sapone allora prodotto era molto diverso dal quello che oggi conosciamo: era una massa scura, che produceva poca schiuma, derivata dal trattamento di grassi, animali o vegetali, con cenere (che però lascia tracce di carbonato di calcio e metalli pesanti nel prodotto finito...).
Nel 1600, grazie al progresso scientifico ed i contributi di Nicolas Leblanc (1742-1806) ed Ernest Solvay (1838-1922), fu possibile la produzione in grande quantità di alcali puri. Leblanc affinò una tecnica per ottenere la soda caustica (idrossido di sodio) dal cloruro di sodio (il sale da cucina), che però aveva l'inconveniente di produrre scarti tossici. Solvay prese spunto da questi studi e produsse il carbonato di sodio, parente della soda caustica ed oggi nota a tutti come Solvay da bucato! Tuttavia il carbonato di sodio non è in grado di saponificare i grassi (cosa che fa l'idrossido di sodio), pertanto può “solo” essere usato come detersivo ma non per fare il sapone.
E allora il sapone quando nasce? Molto più tardi, nel corso della prima metà del XX secolo grazie all'aumento del consumo di carne che rende disponibili grandi quantità di grasso animale, che vengono fatti reagire con la soda caustica per realizzare saponi. Nello stesso periodo, tral'altro, si verifica la massiccia importazione dalle ex colonie degli oli di palma e di cocco, che sono noti tra i saponai per l'alta resa nella produzione di saponi solidi per l'igiene personale.
Per buona parte del 1900 acquistare il sapone resta fuori dalla portata delle famiglie più povere in Italia (la maggioranza della popolazione). Gli italiani in quel periodo erano soprattutto contadini che vivevano grazie ad una economia rurale di pura assistenza, dove le famiglie cercavano di autoprodursi più beni di consumo possibile, tra cui il sapone. Il sapone era realizzato con la soda caustica, piuttosto economica, e con i grassi animali (es strutto, sego bovino, sego ovino) o, più raramente, con olio di oliva. La produzione del sapone spesso coincideva con i periodi della macellazione del bestiame, che variavano a seconda della Regione.
Dagli anni '60 agli anni '80 pare che la produzione casalinga del sapone abbia subito una battuta di arresto, probabilmente a causa del boom economico e dell'amore per i prodotti industriali che venivano ben pubblicizzati e spacciati come prodotti miracolosi.
Quale è la situazione attuale? La passione (per qualcuno direi la smania) dei prodotti artigianali e naturali ha riportato alla luce questa bellissima ed utilissima arte. Il sapone artigianale è diventato un prodotto richiesto ed apprezzato, e gli artigiani moderni amano sbizzarrirsi con forme, colori, decorazioni ed effetti spettacolari, non solo con la formulazione e con nuovi metodi un tempo non utilizzati!

5- Come funziona il sapone? Sciogliendosi in acqua le molecole di sapone formano micelle, strutture sferiche o tubolari con le code idrofobe all'interno e le teste idrofile all'esterno. Lo sporco, avendo spesso natura più “oleosa” viene catturato dalle micelle e lavato via. Inoltre il sapone è un tensioattivo anionico, ovvero in grado di abbassare la tensione superficiale dell'acqua rendendola più “efficiente” nell'inglobare le particelle di sporco e nel trascinarle via.

Se leggendo vi è venuta voglia di provare a fare il sapone, sappiate che organizzo corsi e workshops sull'argomento e che ho un negozio di sapone artigianale!
foto dei miei petite soaps, perfetti per i viaggi o come party favours

BIBLIOGRAFIA, TESTI DI RIFERIMENTO, SITOGRAFIA

SaponeScientifico.it
Il sapone fatto in casa for dummies
I tuoi saponi naturali – 77 ricette

Silvia

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